Case Green: cosa cambierà nel settore immobiliare italiano con la nuova Direttiva Europea?

Case Green cosa cambierà nel settore immobiliare italiano con la nuova Direttiva Europea

La recente pubblicazione della Direttiva Europea sulle Case Green nella Gazzetta Ufficiale UE ha acceso i riflettori sul futuro del settore immobiliare italiano. Entrata in vigore il 27 maggio 2024, questa nuova normativa impone a tutti gli Stati membri di adottare delle strategie per ridurre le emissioni di gas serra e raggiungere così l’obiettivo di un parco immobiliare a impatto zero entro il 2050. Il testo fissa inoltre dei traguardi a breve termine, che ogni Paese dovrà rispettare elaborando un proprio Piano Nazionale di Ristrutturazione.

Gli obiettivi della Direttiva Europea sulle Case Green

Inserita nel più ampio progetto continentale per la transizione energetica denominato Green Deal, la Direttiva Europea sulle Case Green impone a ogni Stato membro di ridurre progressivamente il consumo medio di energia degli edifici residenziali.

Per le costruzioni già esistenti, il primo termine è fissato al 2030, anno in cui le emissioni dovranno essere inferiori a quelle attuali del 16%. Questo valore percentuale dovrà poi scendere al 20% entro il 2035. Per quanto riguarda le nuove costruzioni, invece, tutti gli edifici di proprietà pubblica dovranno essere a impatto zero a partire dal 1 gennaio 2028, mentre dal 1 gennaio 2030 questo obbligo verrà esteso anche agli edifici privati.

Come sempre, tutti i Paesi avranno carta bianca e dovranno programmare le specifiche misure da adottare per attenersi a quanto richiesto. In particolare, il Piano Nazionale di Ristrutturazione dovrà essere approvato entro il 2026 e le tempistiche di ogni operazione verranno poi sottoposte a controlli periodici ogni 5 anni.

L’impatto della Direttiva Europea sulle Case Green in Italia

Compresi gli obiettivi della Direttiva Europea sulle Case Green, è importante capire quale impatto avrà questa nuova normativa sull’Italia.

Le stime indicano che nel Belpaese potrebbero essere coinvolti fino a 4 milioni di edifici, con costi di adeguamento che variano tra i 35 e i 65mila euro ad abitazione. Dall’operazione saranno esclusi gli edifici storici, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno e gli immobili sotto i 50 metri quadrati di superficie. L’intera manovra richiederà comunque una spesa ingente e ad oggi non si conoscono i finanziamenti previsti dall’Unione Europea per coprire, almeno in parte, la somma totale.

Inizialmente, la Commissione aveva elaborato una previsione di fondi da destinare ai singoli Paesi, valutando l’effettivo impatto che la direttiva avrebbe avuto a livello nazionale su ogni Stato membro. Dopo le modifiche apportate dal Parlamento al testo originario, però, resta da capire se le ipotesi iniziali verranno confermate o modificate. Con ogni probabilità questo compito spetterà alla prossima Commissione Europea che si metterà al lavoro in autunno dopo le elezioni di inizio giugno.

Ad oggi ci si può quindi concentrare solo sugli effetti positivi che l’efficientamento energetico e la conseguente riduzione delle emissioni degli edifici avranno sull’ambiente, messo in crisi dalla poco accorta gestione delle attività umane degli ultimi decenni. Con la speranza, però, che sia l’Europa, sia l’Italia riescano a sviluppare delle strategie capaci di rendere la transizione verso un parco immobiliare più sostenibile il meno gravosa possibile sulle tasche delle famiglie italiane.

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